Streaming e pubblicità: per tre italiani su quattro non è un tabù
- Abbiamo chiesto agli italiani quali piattaforme utilizzano per fruire video e streaming e quanto sono disposti a scendere a patti con la pubblicità. Spoiler: abbastanza pur di non pagare di più.
Nell’ultimo anno diverse piattaforme streaming hanno ufficializzato la volontà di introdurre inserzioni pubblicitarie. Questo approccio implica un cambio di modello di business aprendo diverse opzioni: aumentare il costo della sottoscrizione per la versione “no adv” o, in alternativa, pagare meno e avere interruzione pubblicitarie durante la fruizione del servizio.
Con questo breve studio, YouGov ha voluto indagare quest’ultimo aspetto: quali sono le preferenze degli italiani quando si tratta di scegliere se pagare di più e saltare la pubblicità o non saltarla e pagare meno?
Piattaforme streaming e on demand più utilizzate
Il 50% degli italiani dichiara di utilizzare Prime Video, dato che aumenta nella fascia di età 45-54 (61%). Al secondo posto si posiziona Netflix (48%), e la piattaforma si conferma essere maggiormente utilizzata tra i più giovani, in particolare nella fascia di età 18-24 (59%) e 25-34 (62%). A seguire troviamo Rai Play (36%), più usata dagli over 55 (42%); Disney+ (23%) che, invece, trova un più ampio bacino di utenza tra i giovanissimi (18-24 anni), di cui il 40% afferma di utilizzarlo.
Per quanto riguarda le piattaforme per ascoltare musica e podcast, le più utilizzate sono Spotify (38%) e Amazon Music (23%). Mentre c’è un terzo degli italiani afferma di non utilizzare ancora questa tipologia di servizi/piattaforme, dato che raggiunge il 45% tra i +55.
Piattaforme di streaming video e pubblicità
È stato chiesto agli italiani cosa farebbero nel caso in cui uno dei servizi streaming video utilizzati gli proponesse di scegliere tra pagare un prezzo superiore oppure avere delle interruzioni pubblicitarie durante la visione dei contenuti. Ne risulta che più di un italiano su due (52%) preferirebbe vedere la pubblicità piuttosto che pagare un prezzo più alto, il 26% disdirebbee solo il 16% accetterebbe di pagare un canone maggiorato.
Nello specifico, se vengono prese in considerazione le tre piattaforme più usate dagli italiani, ossia Amazon Prime Video, Netflix e Rai Play, la reazione agli inserti pubblicitari presenta delle peculiarità.
Coloro che hanno un abbonamento Amazon Prime Video si comporterebbero in linea con il totale popolazione. Quindi, più della metà degli abbonati (53%) preferirebbe guardare la pubblicità piuttosto che pagare un prezzo più alto, il 25% provvederebbe a fare disdetta e solo il 16% sarebbe d’accordo nel pagare un prezzo più alto. Le uniche significatività riguardano l’opzione “accetterei di pagare un prezzo più alto per saltare la pubblicità”, per cui il 23% dei 45-54 si trova d’accordo, contro il 13% degli over 55. In più, il 60% degli abitanti del sud dichiarano che preferirebbero vedere la pubblicità per non pagare un prezzo più alto.
Anche per Netflix si presenta uno scenario analogo, unica differenza rispetto ad Amazon Prime Video è che qui il 19% degli utenti accetterebbe di pagare di più per non vedere la pubblicità. Le differenze si registrano per la fascia di età dei 55+, di cui il 28% sarebbe disposto a disdire il proprio abbonamento. E ancora, il 31% degli abitanti del Nord Ovest preferirebbe fare disdetta.
Piattaforma di streaming audio e pubblicità
È stata posta una domanda analoga prendendo in considerazione, però, le piattaforme utilizzare per ascoltare musica e podcast. E i risultati forniscono uno scenario che presenta molte similitudini con quello descritto per i servizi di streaming video.
Nel caso dell’audio, dove la proposizione con advertising è già abituale per diverse piattaforme, il 48% degli utenti accetta di avere interruzioni commerciali piuttosto che pagare un prezzo più alto al fine di saltarle. Mentre il 20% si dichiara disponibile a pagare un prezzo più alto, contro più di un quarto dei rispondenti (28%) che addirittura smetterebbe di usufruire del servizio.
Come per le piattaforme video streaming, anche per quelle audio, tendenzialmente la fascia di età più senior è meno incline ad accettare di pagare un abbonamento maggiorato di prezzo, contro i giovani e giovanissimi maggiormente favorevoli a farlo.